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Le buone maniere a tavola rappresentano un fenomeno sociale davvero affascinante che, imperterrito, si ripropone in ogni epoca del “mondo occidentale”. Dall’antica Grecia ad oggi, intellettuali, uomini illustri o, semplicemente, gli “elegantoni” più in voga ci hanno indicato come comportarci nella vita sociale, ma soprattutto si sono spesi ampiamente per suggerisci – o prescriverci – i giusti atteggiamenti da tenere a tavola, il momento sociale per eccellenza. Anche le buone maniere, così come molti altri fenomeni sociali,  sono il frutto di un’interessante evoluzione storica: alcune prescrizioni si conservano intatte da millenni, altre si sono perse cammin facendo; alcune proibizioni con il tempo sono diventate scontate – e non c’è più bisogno di ribadirle al giorno d’oggi – altre ancora sono state introdotte ex novo. Ogni epoca, nel bene o nel male, ha contribuito a creare le buone maniere che, ancor oggi, dovrebbero essere applicate.

Queste regole sono state generalmente tramandate, a volte per iscritto, attraverso appositi volumi dedicati, altre volte solo verbalmente, magari di madre in figlio o da precettore ad allievo. Ma non vi siete mai chiesti chi abbia inventato veramente queste regole? Oppure il reale significato di queste prescrizioni comunemente accettate e riconosciute?

La risposta non è certamente immediata, però, analizzando l’intera evoluzione delle buone maniere, è possibile individuare alcune motivazioni ricorrenti, da cui deriverebbero anche i rispettivi significati, tali da riuscire a catalogarle nelle seguenti categorie:

  1. IL BUON SENSO DETTATO DALL’ESPERIENZA

Molte prescrizioni o proibizioni contenute nei galatei o nei libri di etichetta derivano indubbiamente dal buon senso, a sua volta derivante dalla pratica e dall’esperienza. Alcune buone maniere, infatti, hanno avuto la stessa origine o evoluzione dei proverbi, delle massime antiche o degli usi del tempo, e hanno lo stesso significato.

Ad esempio, il divieto di abbuffarsi a tavola con voracità è contenuto anche in innumerevoli proverbi più o meno popolari: “il poco mangiare e il poco parlare non fece mai male”, “non mangiar quanto puoi, né spendere quanto hai, né dire quanto fai”, oppure “corpo satollo, né ben fugge, né ben combatte”…e molti altri.

  1. LA BUONA CONVIVENZA E LE REGOLE SOCIALI

Alcune buone maniere sono il frutto di vere e proprie prescrizioni normative, dettate proprio dall’esigenza di una pacifica convivenza civile. Del resto, quando molte persone si ritrovano, fanno festa e si lasciano andare ai piaceri della vita, c’è il rischio di creare disordine: occorrono regole per evitare problemi.

Il divieto di bere oltre misura, che dall’antichità classica ad oggi si ripresenta in ogni libro di galateo, ma anche il divieto moderno di richiedere alla padrona di casa altro vino se quello in tavola è terminato, nascono dall’esigenza sociale di non far ubriacare i commensali…perché l’ubriachezza era ed è sicuramente l’anticamera del disordine e la causa di molti problemi.

In alcune epoche interviene persino il legislatore a limitare il vino e, di conseguenza, l’ebbrezza. Licurgo, nell’antica Sparta, ordinò che nessuno si ubriacasse. Ad Atene, in alcuni banchetti, c’erano le guardie a controllare gli invitati e consigliavano di bere al massimo tre coppe di vino. Così anche in altre epoche, si pensi al periodo del proibizionismo, o in alcune religioni o civiltà. Quando la legge però non interviene, ecco che intervengono le regole sociali… e le buone maniere possono sicuramente annoverarsi tra queste.

  1. LE PRECAUZIONI IGIENICO SANITARIE

Non tossire a tavola, non starnutire, non sputare, non toccare con la propria forchetta le pietanze altrui, ma anche lavarsi le mani prima di sedere a tavola, non parlare con la bocca piena…e molte altre prescrizioni, non dipendono solo dall’esigenza di decoro dinnanzi ai commensali, ma sembrerebbero avere delle origini igienico-sanitarie.

Se si leggono i manuali di buone maniere non si troverà mai un’indicazione precisa alle questioni legate alla salute, ma si fa sempre riferimento alla ripugnanza. In realtà, in certi momenti storici non c’era tutto questo sdegno per un po’ di saliva, ma è più probabile che certe buone maniere siano state dettate da conoscenze e precauzioni medico-igieniche. Del resto, le classi agiate ben sapevano che alcune malattie si contraevano in questo modo.

Pertanto, parlare con la bocca piena genera sì suoni e parole sgradevoli, ma i galatei – che proibiscono questa pratica – sono più preoccupati per i possibili bocconi di cibo che, fuoriuscendo dalla bocca, potrebbero essere schizzati addosso ai commensali, causando possibili infezioni.

Pascali in un’opera del Seicento sottolineava che era riprovevole “spruzzare con lo starnuto i convitati perché, oltre ad essere un atto schifoso e pericoloso, avrebbe potuto suscitare anche lo sdegno degli spruzzati” … evidenziando di fatto non solo questioni di buona educazione e di sdegno.

  1. LE REGOLE FUNZIONALI ED ESTETICHE

Tra le tante motivazioni sottese alle buone maniere, non si possono non considerare quelle funzionali o estetiche, sempre utili per far bella figura! Effettivamente, oggi come allora, quando invitiamo i nostri ospiti vogliamo che tutto sia impeccabile, oppure cerchiamo sempre di organizzare tutto al meglio, così da sembrare più ordinato e più bello possibile. E spesso le buone maniere, come ci insegnano gli “elegantoni di un tempo”, ci vengono sempre incontro, aiutandoci a non sbagliare, a non essere fuori posto, a mettere a proprio agio i nostri ospiti…e soprattutto a farci fare “un figurone”!

Molte regole dei galatei ci impediscono di essere o fare cose ripugnanti: pulire la bocca prima di bere da un bicchiere impedisce di lasciare residui ben visibili sul cristallo, appoggiare correttamente le forchette evita di insudiciare il posto, utilizzare bene le posate o il tovagliolo impedisce ai commensali di sporcarsi. Alcune regole permettono di esaltare le pietanze, la nostra persona o le nostre attività: cambiare i piatti o le posate ad ogni portata evita di mischiare i sapori e i profumi di cibi differenti, mettere sempre un centro tavola con fiori freschi esalta i servizi bianchi di porcellana…. Altre prescrizioni, invece, ci aiutano ad agevolare le nostre azioni, apparire più aggraziati e mai fuori posto: il tovagliolo sulla sinistra (mai sotto le posate), il coltello sulla destra, così come la posizione dei bicchieri, degli strumenti di servizio e molto altro, sono stati pensati solo per agevolare i commensali, non trovando altre giustificazioni plausibili. Provate ad invertire le posizioni e scombinare le regole dell’apparecchiatura e noterete qualcosa di strano…anzi di scomodo!

  1. LE SURPERSTIZIONI

Ultima categoria in cui inquadrare le regole delle buone maniere è quella delle superstizioni o delle credenze del “mondo magico-esoterico”. In effetti, ci sono prescrizioni o divieti apparentemente senza senso e non ricollegabili a nessuna delle categorie precedenti, che trovano la loro giustificazione solo in superstizioni antiche, spesso risalenti all’antichità classica o alla devozione religiosa. Qui di seguito, vi indicherò qualche regola superstiziosa, ma che divenne un precetto importantissimo, utile ad evitare brutte figure e, per alcuni dei veri e propri “danni esistenziali”…in un altro articolo approfondiremo l’origine di queste superstizioni legate ai galatei.

  • Non versare il sale in tavola;
  • Non far sedere allo stesso tavolo tredici commensali;
  • Non mettere nei candelabri tre candele;
  • Non sprecare il pane e tagliare solo il pezzo di pane che si consuma;
  • Non capovolgere il pane sottosopra, mostrando la parte più cotta (che deve sempre essere sotto);
  • Non alzare i gomiti;
  • Non dire buon appetito a tavola;
  • Non incrociare le posate;
  • Non raccogliere le briciole;
  • Non usare la mano sinistra per bere;
  • Non fare brindisi….

E molto altro…

Tutto quello che facciamo, i nostri comportamenti e le nostre abitudini, hanno sempre una motivazione che affonda le sue radici nel passato e, di conseguenza, anche tutte le buone maniere non nascono dal nulla. Certo, alcune motivazioni sono oggi accettabili e più o meno condivisibili, altre fanno semplicemente sorridere, però sono comunque molto affascinanti. Alla luce delle spiegazioni sopraccitate, non possiamo più dire che il galateo non serve a nulla, ma soprattutto non possiamo pensare che le regole di Bon Ton siano anacronistiche e valide solo per damerini o per “dame sofisticate”….almeno, non tutte!

Arrivederci alle prossime curiosità…

Giovanni Vanossi

 

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