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“Vado ogni anno ad un luogo alquanto alpestre:
sul monte di Brianza, ameno e vago,
comodo, allegro, che si chiama Osnago”

così scriveva nel 1774 circa il poeta Gian Carlo Passeroni, nella sua opera “Il Cicerone”, ricordando con piacere i soggiorni trascorsi presso i Marchesi Lucini ad Osnago. Forse oggi questa descrizione può sembrare poco adatta al paese di Osnago, che come tanti borghi della campagna lecchese si è trasformato con la crescita industriale, ma il centro storico conserva ancora tracce del suo glorioso passato…

Se anche voi volete conoscere questo borgo affascinante, vi consiglio di percorrere Via Roma. Passeggio lungo la via principale, e mi trovo di fronte ad un palazzo davvero unico, che spicca per le sue decorazioni a spina di pesce e per la struttura “a scarpa”. All’esterno del palazzo incontro Andrea, il proprietario, che con grande cortesia mi accompagna alla scoperta della storia e delle curiosità di questo edificio: Casa Bonanomi. La dimora è stata acquistata dalla sua famiglia nei primi anni del ‘900 e l’anno successivo viene aperto il forno, che continua ancora oggi a sfornare pane e altre specialità, utilizzando spesso farine antiche….in effetti per la strada si sente un delizioso profumo di pane, che mi riporta alla memoria ricordi d’infanzia….

 

Con Andrea scopro il cortile interno, e i segni delle strutture storiche: una torre è ciò che resta dell’antico Castello di Osonago, di cui si parla in documenti del 950. Dall’antica torre, attraverso i secoli, nasce l’attuale Casa Bonanomi: si intravedono le antiche travi poste al primo piano che un tempo sorreggevano il tetto spiovente, i mattoni trecenteschi e le aperture poi tamponate col passare del tempo. Chiedo notizie degli storici proprietari e scopro che è un grande appassionato e una persona di profonda cultura: mi narra la storia dell’antico casato dei Capitani da Vimercate, e di questa loro dimora. I Capitani da Vimercate raccoglieva le decime in diverse pievi della Brianza per conto dell’Arcivescovo di Milano, e qui ad Osnago realizzarono una delle loro abitazioni principali. Qualche anno fa, durante i lavori di restauro, voluti per riportare alla luce le strutture originali, sotto diversi strati di intonaco, Andrea scoprì originali decorazioni a graffiti. Entriamo nella dimora e subito, sono circondata da pareti decorate a graffiti e fregi in latino. Sulla parete di fronte si nota la frase “Bene Veneritis”: può avere un significato di benvenuto, ma è anche considerata la formula iniziale per la trasmutazione dei metalli, legata quindi all’alchimia…che scoperta intrigante!

Una scala permette di accedere al primo piano: subito incontro un ambiente le cui pareti sono interamente decorate a graffito. Osservando da vicino le decorazioni, resto colpita dall’alta qualità delle opere e dalla particolarità dei disegni, una vera sorpresa nascosta! Questo tipo di decorazione è piuttosto rara e questi graffiti risalgono ad inizio ‘500, ci sono altri esempi di cicli decorativi a graffito a Casa Panigarola di Milano e presso la Cascina Pozzobonelli, vicino alla Stazione Centrale di Milano. In particolare, alla Cascina Pozzobonelli si può ammirare un graffito dedicato al Castello Sforzesco, da cui si dice che l’architetto Luca Beltrami abbia tratto ispirazione per la ricostruzione della Torre del Filarete. Il graffito che si trova sulla parete principale, sembra fare riferimento all’Apocalypsis nova, secondo recenti studi del prof. Spiriti, ma ancora tanto c’è da scoprire su questi graffiti e sul loro possibile significato.

 

La storia dei Capitani da Vimercate continua: non solo potenti signori e feudatari di Osnago, ma anche grandi benefattori per la popolazione locale. Nelle loro terre lavorava la maggior parte della popolazione del borgo e, anche per venire incontro anche alle loro necessità, istituirono l’Opera Pia Capitani da Vimercate, fondata nel 1526 e attiva fino al 1966. L’Opera Pia aveva anche il fine di provvedere alle doti per le discendenti dei rami più poveri dell’antico casato. Senza dote, era difficile per una donna trovare marito, perché nessun uomo l’avrebbe accettata: penso a quante ragazze, grazie a quest’Opera, abbiano potuto realizzare il loro sogno di convolare a nozze…

Usciti da Casa Bonanomi, a pochi passi di distanza vengo attirata da un grande cancello, dietro cui appare l’immensa Villa Arese Lucini. Accedo alla proprietà dell’importante famiglia Arese Lucini, feudatari di Osnago dopo la famiglia Vimercati: l’immenso palazzo padronale è inaccessibile, mentre il custode mi permette di visitare i rustici, oggi definiti “la torciera”. Nel XVII secolo in questi spazi si amministrata il feudo di Osnago, successivamente vennero rifunzionalizzati come ambienti di lavoro legati alla villa. In particolare, questo ambiente si chiama torciera perché nei secoli successivi venne utilizzato come luogo dedicato alla lavorazione della seta. Visito anche due spazi, uno sopraelevato e utilizzato come granaio e uno nella parte inferiore: probabilmente qui si trovava il torchio con il quale si spremevano le pregiate uve di Osnago.

 

E’ davvero un spazio bellissimo e ben studiato: del resto è stato realizzato dall’architetto Francesco Maria Richini, l’autore del famoso Palazzo Brera di Milano…

 

Un complesso del genere è davvero raro da trovare, dove una maestosa villa si armonizza con le strutture rustiche. La bellezza è ovunque e non mi risulta difficile credere che anche Ugo Foscolo si sia innamorato di questo luogo e non solo. La tradizione racconta che durante uno dei suoi soggiorni, si innamorò della contessa Antonietta Fagnini Arese.

Lascio Osnago a malincuore, e vi consiglio di visitarlo presto, perché la nostra Brianza nasconde davvero gioielli straordinari!

Silvia

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