Dall’antichità ad oggi, seppur con fasi molto alterne, uno dei più grandi crucci dell’umanità è stato – ed è tuttora – quello di creare un ordine alle cose che in qualche modo rispecchiasse un ordine superiore, più o meno divino, di volta in volta chiamato disegno di Dio, armonia, equilibrio della natura …. o molto altro. Già “nella notte dei tempi”, qualcuno probabilmente si rese conto che le cose andavano ordinate, anche se era difficile comprendere come ordinarle e perché. Si seguì l’istinto, si cercarono suggerimenti nella natura, si crearono miti, leggende e divinità. Del resto, le cose ordinate erano più funzionali, sembravano più giuste e, in alcuni casi, più belle. Ma anche una società ordinata costituiva un sistema meglio gestibile, delle persone ordinate si potevano indirizzare meglio, riuscivano ad adattarsi alle contingenze e, in molti casi, risultavano persino più evolute.
Quindi, tutto andava ordinato: l’ordine era sacro, il disordine profano o addirittura demoniaco; l’ordine era puro e il disordine impuro, l’uno era lecito, l’altro illecito…l’uno umano e l’altro animale! Si iniziò creando un ordine sociale generale che da Dio scendesse fino all’ultimo degli uomini; si crearono delle regole, soprattutto i divieti, per permettere a tutti di creare e conservare quell’ordine necessario; si crearono delle dimore ordinate dove vivere e le si inserirono in sistemi ordinati più grandi, che comprendessero sempre più dimore, prima il villaggio e poi la città. Successivamente, si ordinò la vita di ciascuno, vennero messe in ordine le relazioni intime, creando la famiglia, ma anche le relazioni sociali più ampie, creando gli amici; si creò il lavoro, che altro non è che un modo ordinato per procurarsi le cose indispensabili per sopravvivere…e potrei continuare all’infinito.
La nostra vita è una continua ricerca di questo ordine. E se riflettiamo attentamente, scopriremo che tutti i nostri gesti, le nostre attività ed il nostro modo di vivere è proprio in funzione di questo ordine, più o meno voluto da noi…
E questa costante necessità è arrivata persino ad essere codificata ed istituzionalizzata, così da essere tramandata più facilmente e in modo corretto, producendo di fatto un vero e proprio “manuale dell’ordine”, che nel corso dei secoli si è sempre identificato nelle “Buone Maniere” o, per utilizzare un’espressione impropria ma più comune, nel “galateo”.
Questo “manuale” è stato creato nella Grecia Antica, ma è stato aggiornato anche nella Roma classica. Lo troviamo nel Medioevo, nel Rinascimento, ma anche nel frivolo Settecento, nell’eclettico Novecento e persino nei giorni nostri. E per ogni periodo, si sviluppano molteplici pagine dello stesso, in base al ceto sociale, alla territorialità, agli usi e ai costumi. Ci sono galatei per nobili e galatei per borghesi, regole per signori e regole per signore, ma soprattutto ogni epoca esprime un suo galateo. Nel corso dei secoli le prescrizioni e le proibizioni contenute nel manuale si sono evolute, ma alcune sono rimaste le stesse.
Le buone maniere investono ogni ambito della vita umana e della società, e non sono solo capricci delle classi agiate, ma dei veri e propri strumenti di creazione dell’ordine e di differenziazione umana. Secondo alcuni studiosi del passato, permettono il passaggio dell’uomo dallo stato di natura a quello di cultura, ma soprattutto consentono di mantenere questo status “ordinato”. Nel Settecento si pensava che gli uomini fossero costantemente collegati alla loro fase primordiale “disordinata”, e che bastava davvero poco per ritornare nel caos se non si rispettava l’ordine del galateo. E Il terremoto avvenuto in Calabria in quel periodo ne era la prova: il sisma creava disordine e faceva riaffiorare l’istinto primitivo dell’uomo, facendogli dimenticare l’ordine della cultura della sua generazione.
Persino Muratori si preoccupava del fatto che gli uomini potessero diventare orsi, lupi, serpenti, porci o cani: senza connotati fisici animaleschi, ma con inclinazioni e passioni non umane. Solo l’ordine, la bellezza e la virtù potevano evitare tutto questo.
Le buone maniere, evolute nel corso del tempo, attraverso gli insegnamenti, i divieti e le prescrizioni contenute nelle stesse avrebbero evitato il degrado umano. Infatti, tutte le norme che indicavano – e indicano ancora nei moderni galatei – ciò che è giusto o ciò che non è giusto fare non sono legate alla bellezza o alla bruttezza, alla virtù o al vizio, al giusto o all’ingiusto, ma all’esigenza di ordine.
Pertanto, quando in riferimento al galateo più o meno contemporaneo, ci chiediamo perché non sia possibile appoggiare i gomiti sul tavolo, o perché non si possa parlare con la bocca piena; oppure il motivo per cui mettere il tovagliolo a sinistra e il cucchiaio a destra, o perché non dire buon appetito prima di pranzare, e molto altro ancora, dobbiamo sapere che difficilmente troveremo spiegazioni corrette ed univoche. Ad ogni regola potremmo trovare una giustificazione plausibile per un determinato momento storico, ma questa potrebbe essere completamente anacronistica per altri. Non troveremo mai un significato corretto. La verità è che l’unica spiegazione di certi divieti o di altre prescrizioni sta solo ed esclusivamente nell’esigenza dell’ordine, sì, proprio di quell’ordine che da tempi immemori affligge l’umanità preoccupata di trasformare se stessa dallo stato di natura a quello di cultura…ma soprattutto preoccupatissima di mantenere questo stato!
In conclusione, le buone maniere – che a volte fanno sorridere – non sono solo un tentativo di risultare eleganti o un modo di distinguersi, ma rappresentano una vera e propria esigenza sociale: un modo affascinante di essere ordinati e di tramandare questo affascinante ordine…