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«Si piantano in buon terreno, fresco e umido, le patate, portate nuovamente qua di Spagna e Portogallo dalli reverendi Padri Carmelitani Scalzi… si mangiano in fette o a guisa di tartufi, o di funghi, fritte e infarinate o nel tegame con agresto, e sono aggradevoli al gusto con sapore di cardoni; e moltiplicano innumerabilmente, e facilmente si cuociono, e son tenere» (ca. 1606)
«Patate sempre! / Sempre patate! / Troppo succhiarono, / Per Dio sacrato! / Troppo dell’Italo / Giardin beato / Ed è pur ora / Che sian cacciate / Alla malora / Queste Patate» (1847)
Arrivata dal Nuovo Mondo nel Cinquecento, la patata è stata probabilmente l’alimento che più ha contribuito a far uscire l’Europa dalla fame. Eppure in Italia si diffuse solo nell’Ottocento, soprattutto come coltivazione di montagna. La patata modificò il regime alimentare degli italiani, contribuendo a emancipare le campagne dalla sottoalimentazione, migliorando il tenore di vita. E ciò avvenne sotto la spinta congiunta delle carestie e dell’opera educativa di alcuni spiriti illuminati, che vinsero il sospetto o il disprezzo per quell’esotico alimento. Attraverso memorie di viaggiatori, ricettari, trattati e letteratura scientifica il libro narra una vicenda ancora largamente sconosciuta nella quale si specchiano oltre due secoli di storia sociale, economica, culturale del nostro paese.
David Gentilcore Insegna Storia moderna nell’Università di Leicester. Fra i suoi libri in italiano: «Malattia e guarigione. Ciarlatani, guaritori e seri professionisti» (Controluce, 2008) e «La purpurea meraviglia. Storia del pomodoro in Italia» (Garzanti, 2010).