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Il penultimo duca di Modena e Reggio non ha goduto, nei secoli, di particolare fortuna storiografica. Responsabile della vendita di cento capolavori della famosa quadreria estense al principe elettore di Sassonia e re di Polonia Augusto III, accusato dagli storici del Risorgimento per aver ceduto il ducato agli Asburgo in cambio della continuità dinastica con la creazione dell’alleanza austro-estense e spesso tratteggiato come un uomo troppo indulgente ai piaceri della vita, si è guadagnato un’immagine per molti aspetti discussa. Il volume affronta il mecenatismo estense nell’età di Francesco III d’Este e le vicende della sua ricca biografia delineando un primo profilo completo della visione culturale del principe e del suo patronage artistico che venne a interessare non solo i domini ducali emiliani, ma anche due città della Lombardia asburgica nelle quali lungamente visse nella seconda metà del Settecento: Milano e Varese. Da fine interprete della mentalità del XVIII secolo, tentò di sostituire l’eredità mitizzata della tradizione rinascimentale estense promuovendo nuove forme di mecenatismo funzionali a preservare e rafforzare, consapevole delle intrinseche debolezze politiche, finanziarie e culturali, la pur delicata posizione dello stato estense e del suo signore attraverso la mutazione degli scenari internazionali che caratterizzarono buona parte del Settecento, prima della fine dell’Antico Regime.