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Una “fuga” in Brianza, del milanesissimo Luigi Santucci, che si lascia guidare da un “vecchietto, spesso sbronzo, ma sempre lucido”, “ol Picch”, un uomo senza tempo, un “Virgilio brianzolo”, sorvolando, a bordo di una poetica mongolfiera (che funge anche da macchina del tempo), ameni paesaggi e luoghi ricchi di storie e favole. Un atto d’amore verso le proprie radici, alla ricerca di un “paradiso” in gran parte perduto, sul filo della memoria e del sogno. Un libro le cui pagine “stanno tra la storia e la mitologia, la vita vissuta e una scatenata immaginazione” e sono “popolate da tutti i grandi, da Stendhal al Manzoni, dal Parini a Sant’Agostino, che in Brianza nacquero, vissero o semplicemente passarono”.
Il volume (pubblicato da Rusconi, in prima edizione, nel 1981 con il titolo “Brianza e altri amori”) contiene una raccolta di 48 disegni “brianzoli” del pittore Camillo Cima, suocero di Luigi Santucci, che li realizzò già nonagenario.
Romanziere, saggista, poeta e drammaturgo, Luigi Santucci (Milano, 1918-1999) è considerato dalla critica uno dei maggiori autori della seconda metà del Novecento italiano. Nel 1967, con “Orfeo in paradiso”, ha vinto il Premio Campiello.