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Incontriamo, nella storia d’Italia, una lunga serie di sovrani di ogni genere – papi, re, duchi – grazie ai quali la penisola è stata costellata di regge e residenze prestigiose. Grandi architetti come Juvarra, Vanvitelli e Piermarini, affiancati da letterati e da artisti, hanno contribuito a trasporre sul piano della progettazione, dell’estetica, della decorazione le esigenze politiche e di autocelebrazione dei loro committenti. Sfilano così i Palazzi Vaticani e il Quirinale, i Palazzi Reali di Torino, Genova, Milano, Firenze, Napoli e Venezia, le regge di Caserta, Colorno e Venaria, la villa reale di Monza. E insieme a questi sontuosi edifici incontriamo anche gli uomini che li vollero e che li fecero realizzare come teatro del proprio potere. Il viaggio non s’arresta con la caduta della monarchia, ma giunge al nostro presente: molte di tali regge e residenze, infatti, continuano a parlarci delle nostre identità.
Andrea Merlotti, storico, dirige il Centro studi del Consorzio delle residenze reali sabaude. Fa parte del comitato scientifico del Centre de Recherche du Château de Versailles. Ha curato vari libri su riti e cerimonie delle corti europee, fra cui «Le tavole di corte fra Cinque e Settecento» (Bulzoni, 2013) e «Le cacce reali nell’Europa dei principi» (Olschki, 2017). Fra i suoi lavori più recenti: «Storia degli Stati sabaudi, 1416-1848» (con P. Bianchi; Morcelliana, 2017) e il catalogo della mostra «Dalle regge d’Italia. Tesori e simboli della regalità sabauda» (con S. Ghisotti, Reggia di Venaria, 2017).