Il dopocena digestivo

Non conosciamo le date precise in cui nacque questa pratica, che poi divenne un’esigenza di fine pasto, però sappiamo che i distillati nacquero grazie l’antichissima alchimia che, concentrata a trasformare i metalli in oro, riuscì invece a distillare il vino, ma anche la vinaccia. Alcuni fanno riferimento addirittura alla scuola salernitana del X, anche se le prime fonti documentali risalgono ad un certo Michele Savonarola, medico padovano, che tra il XIV e il XV secolo, scrisse il “De Conficienda Aqua Vitae”. Sappiamo però con certezza che, anche i distillati, una volta ottenuti, subirono un’importante differenziazione sociale, e la discriminante è sicuramente dovuta alla materia prima utilizzata: i distillati di vino creano prodotti nobili, quali il Cognac, l’Armagnac e il Brandy; mentre i distillati di vinaccia (bucce, raspi, semi dell’uva…) creano prodotti popolari, come la grappa.

Inutile dire che la tradizione italiana è fortemente legata alla grappa! E la stessa, superata la prima fase popolare, dove la nobiltà non la considerava, avendo passione per i liquori esteri o francesi ottenuti dal vino, divenne con il tempo un prodotto interessante anche per le distillerie aristocratiche e, in occasione della Grande Guerra, divenne emblema della forza e del vigore dei soldati, soprattutto degli alpini! Oggi la grappa è tutt’altro che un prodotto di scarto, viene consumata – come vuole la tradizione – al termine dei pasti, però si sta diffondendo sempre di più la moda di provarla a tutto pasto, dall’antipasto al dessert, soprattutto per sgrassare cibi non proprio leggeri.